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Se la homepage non è il portale

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Se la homepage non è il portale, non si passa da lì per entrare in un sito.
Le persone scoprono nuovi contenuti attraverso i motori di ricerca e i social network. "Ehi! guarda che video interessante!", oppure: "leggi questo articolo". Molto meno frequente: "guarda questa homepage". La maggior parte del traffico di un sito arriva dalle cosiddette  pagine "di dettaglio", cioè quelle in cui si può vedere un contenuto specifico. Non voglio dire che sia una regola assoluta, per esempio il caso di Repubblica.it è diverso, ma lo è perché la funzione narrativa della homepage di Repubblica.it è molto particolare.

Il fatto che gli utenti arrivino ad un sito attraverso contenuti specifici non è una novità. Eppure continuo a notare una forte resistenza nei "committenti" ad abbandonare l'idea che la homepage sia IL punto di ingresso. La porta con il pomello di ottone lucidato. E' un punto cruciale, questo, perché  informa tutta la concezione di un sito.

Un sito progettato bene, è quello in cui ogni singola pagina è pensata come un potenziale punto di ingresso.

Questo significa -in primo luogo- che ogni singola pagina deve consentire a chi vi capita di scoprire nuove pagine. Non necessariamente tutte le pagine del nostro sito (questo lavoro semmai vorremmo lo facesse Google), ma sicuramente  le pagine che presentano un contenuto attinente a ciò che l'utente ha sotto gli occhi, perché di quel contenuto esse possano essere complemento, contesto, approfondimento.

Tre funzioni non esattamente coincidenti. Tre funzioni per le quali sin dall'inizio del processo di progettazione deve essere prevista  una logica di produzione e rappresentazione adeguata. Produzione dei legami, rappresentazione dei contenuti e rappresentazione delle funzioni narrative che essi hanno.

Sul primo aspetto, la logica di correlazione e archiviazione, lavora la Architettura dell'Informazione; sul secondo si applicano l'Interaction Design e l'Interface Design. L'obiettivo comune è produrre la migliore "User Experience" possibile. Perché l'esperienza dell'utente, che poi è una persona, "è tutto un complesso di cose, che fa sì che io mi fermi qui", per dirla con le parole di Paolo Conte.

In secondo luogo, progettare ogni pagina come un potenziale punto di ingresso significa consentire a chi la scopre di comprendere il "sistema informativo" di cui essa fa parte. Il sito del Comune? Una testata giornalistica? Una banca? Un supermarket? Anche in questo caso comprendere il sistema generale significa avere una cornice in cui inquadrare ogni contenuto.

Infine ogni pagina, anche se viene scoperta protendendosi verso i bottoni di Google, dovrebbe poi consentire alle persone che la leggono di rilassarsi sullo schienale della poltrona e pronunciare mentalmente l'imperativo: "stupiscimi". Qui entrano in gioco molti altri fattori, come la capacità di un sistema di suggerire link per continuare la lettura su contenuti nuovi (anche prodotti anche in seguito al momento in cui è stato generato il contenuto che si sta leggendo). Sono convinto da un po' che anche lo stesso menù del sito possa concorrere a questo scopo, sebbene su un piano diverso.  Se la homepage non è un portale, infatti, il menù pensato come la lista delle maniglie di tutte le porte non ha più senso. Anche il menù può aiutarci a esprimere una scelta, a raccontare qualcosa. Ad esempio, quali sono gli argomenti che in quel sistema informativo sono ritenuti importanti, oggi.

"Oggi". Ecco che arriviamo al cuore della questione: il rapporto con il tempo.
La homepage è la pagina in cui il tempo analogico -quello che scorre come un fiume, dice Eraclito- lascia la sua traccia più profonda. Proprio perché in genere la sua funzione narrativa è quella di esprimere la scelta di cosa è rilevante oggi. Quali storie? Quali argomenti?

Qualcuno obietterà che ho lo sguardo distorto dal particolare tipo di siti di cui mi occupo: quelli giornalistici.
E' vero. Ma credo che in questo caso il discorso valga tendenzialmente per tutti i siti. Pensate alla homepage di un supermercato. Potrebbe raccontare quali cibi sono più adatti a difendersi dai malanni di stagione; quale ricetta realizzare per la prossima festività (laica o di qualunque religione) e dove si trovano gli ingredienti all'interno del supermercato; potrebbe narrare la storia del viaggio di ogni alimento esotico che finisce in uno scaffale. Anche i servizi che il supermercato offre possono essere narrati rispetto all'attualità: è un periodo di piogge? Niente paura, abbiamo il parcheggio coperto. Le homepage che raccontano, sono pagine che mostrano concretamente l'attenzione per le persone. Perché le persone sono immerse nel tempo che scorre e le loro esigenze cambiano.

Gli altri luoghi digitali di un sito hanno un rapporto diverso con il tempo, perché la loro funzione narrativa è diversa. Non offrono bouquet, ma singole rose. E' vero che in un ambiente digitale tutto resta, ma dato che questo ambiente digitale ha la forma di una rete, i nodi che non sono connessi in maniera pertinente e attuale diventano meno rilevanti, fino ad essere inghiottiti da un buco nero. Ogni pagina -per continuare a narrare la sua storia rispetto all'oggi- ha bisogno di rinnovare le relazioni con  le altre pagine, di essere aggiornata con gli ultimi sviluppi, di essere corretta con le nuove informazioni che emergono. Ecco perché il lavoro di chi produce un contenuto digitale comincia quando si pubblica, come dice Marco Pratellesi. Ecco fra l'altro perché Google stesso attribuisce più valore ad una pagina piena di link "buoni", rispetto ad una piena di link non (più) pertinenti o una che non ne ha affatto.

Il lavoro di cura e di aggiornamento dei contenuti diventa però sempre meno sostenibile con l'aumentare della produzione. E' impossibile pensare di farlo a mani nude. Eppure senza questo lavoro di cura gran parte del lavoro perderà il suo valore. E' qui che si vede il beneficio di una buona Architettura dell'Informazione, perché gli strumenti che possono essere costruiti per aiutare una redazione sono davvero tanti. Basta farsi le domande giuste, al momento giusto. Cioè all'inizio, quando si progetta.


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